Avanti con il green, senza aiuti pubblici né sussidi: il CEO Claudio Descalzi, intervenuto all’Italian Energy Summit 2025, ha raccontato l’evoluzione del modello Eni che oggi, diversamente dalle altre grandi realtà del settore, permette di andare avanti nel percorso verso la transizione energetica.
Claudio Descalzi: “Nessun ripensamento sulla transizione energetica per Eni”
Ha ribadito con forza l’impegno di Eni nella transizione energetica il CEO Claudio Descalzi, intervenuto lo scorso 1° ottobre durante l’Italian Energy Summit 2025: “Eni non ha alcun ripensamento sulla transizione energetica che abbiamo avviato nel 2014, prima dell’accordo di Parigi, e che per noi è un dovere verso l’ambiente ma anche una diversificazione rispetto all’andamento del petrolio e alla sua volatilità”. Per affrontare la transizione con efficacia è necessario però trovare adeguati strumenti economici, finanziari e industriali a sostegno. Se oggi infatti le grandi realtà del settore si stanno progressivamente ritirando dagli investimenti green a causa dei bassi ritorni, Eni può permettersi di continuare il percorso intrapreso ormai dieci anni fa grazie a una strategia lungimirante che pone basi solide per riuscire a fronteggiare le possibili evoluzioni di mercato. Su intuizione di Claudio Descalzi in questi anni è stato implementato un modello innovativo basato su tecnologie proprietarie e strutture autonome (basti pensare a Enilive e Plenitude) che sono capaci di generare valore, senza ricorrere a sussidi o regolazioni esterne. La lungimiranza della vision strategica del CEO si sta rivelando determinante anche nel fronteggiare la crisi del gas che “c’è ma ci siamo mossi prima perché abbiamo legato il nostro futuro a una crescita organica, quindi alla necessità di trovare risorse e crescere organicamente”, ha ribadito il manager.
Claudio Descalzi: il punto sulle strategie di esplorazione di Eni
“L’esplorazione prosegue soprattutto nel mondo del gas perché è l’elemento che ci sta dando un po’ di balance rispetto al prezzo del petrolio, visto che hanno ormai trend abbastanza differenti”, ha spiegato Claudio Descalzi durante l’evento. “Con l’LNG si è avuto un accesso ai mercati internazionali e mondiali, quindi, al di là della logistica, si possono raggiungere mercati che pagano meglio”: come ha ricordato il CEO, “siamo partiti da 2-3 milioni di tonnellate e siamo arrivati a 14 e in tre anni arriviamo a 20 milioni di tonnellate di Gnl”. Le grandi scoperte sono state effettuate “attraverso una profonda diversificazione”, ha poi sottolineato menzionando come esempi i progetti in Africa, dalla Costa d’Avorio al Congo, in Argentina e negli Stati Uniti. “In Costa d’Avorio arriveremo a produrre più di 220mila barili di oli equivalenti, di cui 70mila sono gas, che andranno al mercato domestico e potranno anche andare verso l’export. In Congo arriva a dicembre la seconda fase con l’export dell’LNG oltre al mercato domestico avendo trovato molto gas. Grandi scoperte anche in Namibia, dove lavoriamo più verso olio leggero, in Indonesia, dove abbiamo a disposizione circa 50 TCF, e in Argentina, con un nuovo progetto per arrivare a 16 milioni di tonnellate”, ha aggiunto Claudio Descalzi.

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