Gianni Prandi, fondatore di Vidierre, ha provato a rispondere a una domanda che si pongono in molti: quanto è davvero intelligente l’Intelligenza Artificiale? Il manager ha espresso il suo punto di vista in un editoriale pubblicato su “L’Espresso”.
Gianni Prandi: l’AI è un secchione, non un genio
Basandosi sull’esperienza di Vidierre e del suo World Open Source Monitoring - WOSM©, Gianni Prandi spiega perché l’AI non sarebbe poi così intelligente come tanti credono. “La AI non è capacità cognitiva, non riproduce i processi e le attività mentali che generano le nostre conoscenze. Il suo mestiere è un altro, come se fosse uno straordinario archivista: sa incamerare quantità formidabili di dati e catalogarli con una rapidità eccezionale in modo da poterli confrontare”. In poche parole, si tratterebbe di un vero e proprio “secchione, non un genio”. La sua forza è data “semplicemente” da una fenomenale capacità di raccogliere, registrare e confrontare dati. “In 30 anni di monitoraggio della rete Internet l’abbiamo vista accumulare miliardi e miliardi di byte”, riporta Gianni Prandi, sottolineando “che negli ultimi anni c’è stata una crescita vertiginosa sia della tecnologia applicata sia delle persone che la utilizzano, tanto che si ipotizza che nel 2050 i dispositivi connessi supereranno i 300 miliardi”.
Gianni Prandi: i rischi sono legati alla superficialità
Nonostante sia il fondatore di una realtà che si occupa quotidianamente di elaborare dati, Gianni Prandi non si sottrae dal porsi certe domande, probabilmente anche per la sua impostazione “che resta quella di umanista”. “Dove ci porterà l’intelligenza artificiale, che non ha la sua forza nella capacità di comprendere, ma in quella di agire”, si chiede l’imprenditore, sottolineando che si sta parlando di “azione senza intelligenza”. È questo che “caratterizza la sua rivoluzione”. Come accade per tutte le innovazioni, se non vengono governate, minacciano di schiacciare l’uomo. “Per questo credo che sia importante stabilire regole e principi. Il rischio è che comprima l’autonomia, l’indipendenza e la capacità di decidere: un percorso che trasforma l’essere umano in un mezzo, mentre dovrebbe restare il fine”, evidenzia Gianni Prandi. D’altronde, è proprio la superficialità con cui si affrontano i cambiamenti a generare di solito i problemi. Nel caso dell’AI, conclude il fondatore di Vidierre, “si mescolano fantascienza e paure creando una nuvola di caos tale da lasciarci privi persino di una definizione di intelligenza artificiale”.
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