Claudio Descalzi: ogni aspetto del lavoro di ricerca condotto nei laboratori del Centro di Ricerche Eni di Bolgiano è pensato per avere un’applicazione concreta a livello industriale, mirando a raggiungere nuovi traguardi di efficienza e sostenibilità.
L’AD di Eni Claudio Descalzi al Centro di Ricerche Eni di Bolgiano
L’innovazione, come anche l’AD Claudio Descalzi ha ricordato in diverse occasioni, ispira da sempre la crescita di Eni. Il valore di una vision lungimirante sulla necessità di immaginare un futuro all’insegna della sostenibilità trova forma anche nel Centro di Ricerche Eni di Bolgiano dove dal 1985, anno in cui è stato inaugurato, si lavora allo sviluppo di soluzioni e tecnologie rivoluzionarie che spaziano dall’approfondimento delle geoscienze all’affinamento dell’ingegneria, dalla chimica alla scienza dei materiali. Qui lo scorso 21 luglio il Presidente Giuseppe Zafarana e l’AD Claudio Descalzi hanno accolto il Ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’Assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia Guido Guidesi e il Sindaco di San Donato Milanese Francesco Squeri. Al centro della visita la presentazione dei risultati più significativi raggiunti dalla R&D di Eni: tra questi, i progetti e le soluzioni tecnologiche per la decarbonizzazione del settore dei trasporti tramite lo sviluppo delle agroenergie e del processo EcofiningTM che consentono anche di ricavare biocarburanti da scarti e materie prime di origine biologica non in competizione con l'uso alimentare.
Claudio Descalzi: fondamentale un dialogo costante tra mondo scientifico e industriale
L’AD Claudio Descalzi nel corso della visita ha ricordato l’impegno di Eni nello sviluppare internamente tecnologie proprietarie e 'breakthrough' per la decarbonizzazione, con riferimento ai tre principali ambiti di ricerca aziendali: rinnovabili e nuove energie, soluzioni per la decarbonizzazione, prodotti circolari e bio. In ottica di economia circolare ad esempio, oltre all’utilizzo di materiale di scarto come fonte primaria di energia e all’impiego di Waste&Residues (oli di frittura esausti, grassi animali e PFAD – Palm Fatty Acid Distillate per citarne alcuni), Eni ha sviluppato un “Database biofeedstock” in cui le materie prime bio di diverse tipologie vengono caratterizzate e studiate per prevedere la loro efficacia nella produzione di biocarburanti. Il database Eni al momento contiene più di 400 biocariche, qualificandosi non solo come uno dei primi al mondo, ma anche come uno dei più ricchi in termini di varietà di biomaterie prime caratterizzate. Impossibile poi non parlare di quanto sia fondamentale promuovere un dialogo costante tra mondo scientifico e industriale: il valore di questo approccio, come ha ricordato in diverse occasioni l’AD Claudio Descalzi, è funzionale allo sviluppo di progetti che potrebbero rappresentare “breakthrough tecnologici”. Basti pensare alla partnership che Eni sta portando avanti con il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Enea e Cnr, per il progetto di ricerca sull’energia da fusione: una “potenziale svolta tecnologica epocale”, l’ha definita l’AD, che potrebbe aprire la strada alla produzione su vasta scala di energia a zero emissioni con un processo sicuro e virtualmente illimitato.
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